L’odontoiatria conservativa ha l’obiettivo di ricostruire i denti che sono stati danneggiati dalla carie e riportarli alla condizione originaria. Si tratta di un ramo dell’odontoiatria ancora poco conosciuto, ma importante per i risultati che dà sul piano della cura e dell’estetica.
Nell’ambito dell’odontoiatria conservativa e della medicina cosmetica estetica dentale sono diversi i materiali all’avanguardia e le tecniche innovative che possono essere utilizzati. In questa pagina vengono riportate alcune informazioni utili a farsi un’idea delle possibilità dell’odontoiatria conservativa.
Viene riportato un sommario in cui sono elencati i temi affrontati. Si tratta di una risorsa utile per rendere più agevole la lettura grazie ai link che rimandano direttamente a ciascun paragrafo.
Ecco un sommario che permette una consultazione veloce di quanto verrà approfondito:
- Odontoiatria conservativa e medicina cosmetica estetica
- Odontoiatria conservativa e protesi per la cosmetica dentale
- Odontoiatria conservativa ed endodonzia
1. Odontoiatria conservativa e medicina cosmetica estetica
Effettuando dei trattamenti di medicina conservativa e medicina cosmetica estetica dentale è possibile agire sulla prevenzione della carie, evitando che attecchisca il processo carioso che porta alla perdita del dente.
Nel campo dell’odontoiatria conservativa e della medicina cosmetica estetica dentale, il dentista può effettuare diversi interventi, più o meno complessi a seconda delle necessità del paziente. La cosmetica dentale comprende interventi come la pulizia e la disinfezione della cavità del dente, l’asportazione del tessuto infetto e malato e la ricostruzione della sostanza dentale.
Gli interventi della medicina cosmetica estetica dentale variano per complessità. Lo sbiancamento è una delle sue procedure tipiche. Si tratta di un’operazione efficace, che viene effettuata in tempi brevi e dà subito i risultati attesi.
Oggi le ricostruzioni dentali e le otturazioni dentali vengono eseguite con speciali resine composite estetiche, durature, e resistenti. Per difetti di maggiore entità vengono confezionati intarsi (in composito o in ceramica), mentre in alcuni casi si possono utilizzare le faccette in ceramica.
Grazie alle tecniche utilizzate nell’ambito dell’odontoiatria conservativa e della cosmetica dentale, è possibile agire sull’aspetto del sorriso, riportandolo all’originario splendore. Alcune procedure fanno ampio utilizzo di protesi in porcellana (o in altri materiali) per ricostruire il sorriso di un paziente.
2. Odontoiatria conservativa e protesi per la cosmetica dentale
La medicina cosmetica estetica dentale si caratterizza per una progressiva complessità, ovvero si avvale procedure “passo per passo”. Oltre allo sbiancamento, vengono realizzate ricostruzioni dei denti attraverso resine artificiali per rimediare a piccoli difetti. Ci sono poi procedure più complesse che fanno uso di faccette e intarsi in ceramica e modificano l’estetica del sorriso, mantenendo in salute l’apparato stomatognatico.
Questi interventi prevedono che le protesi in porcellana siano applicate ai denti tramite una tecnica di incollaggio al dente naturale. La letteratura di settore riporta che la biomeccanica di un dente sano e di uno con faccetta sia la medesima.
Le faccette ai denti sono protesi che hanno una finalità estetica più che funzionale e servono per porre rimedio a piccoli inestetismi come alterazioni della forma, del colore e anche della posizione dei denti. Possono essere considerate le protesi dentali estetiche per antonomasia. Vengono realizzate in ceramica oppure in porcellana e presentano una struttura a guscio. Il procedimento per applicare le faccette ai denti non è invasivo e consiste nella loro cementificazione sulla superficie dei denti, che viene prima limata leggermente.
Le protesi dentarie estetiche che sostituiscono i denti naturali persi a causa di traumi o patologie sono realizzate in desilicato di litio, zirconio e allumina. Si tratta di materiali molto resistenti che garantiscono una resa estetica migliore rispetto alle protesi più comuni in metallo. Inoltre, sono materiali biocompatibili che non provocano allergie, mantengono il medesimo colore nel tempo e non hanno il caratteristico bordino metallico delle protesi tradizionali.
3. Odontoiatria conservativa ed endodonzia
L’endodonzia è una branca dell’odontoiatria che studia e cura le patologie dei tessuti interni al dente. Nell’ambito dell’odontoiatria conservativa può essere necessario ricorrere all’endodonzia quando patologie o traumi interessano la polpa dentaria.
L’obiettivo dell’endodonzia si concilia con quello dell’odontoiatria conservativa perché anche nei trattamenti di traumi e patologie della polpa dentale si cerca sempre di evitare l’estrazione del dente malato, quindi di conservare il più possibile gli elementi dentali originari.
Un processo infiammatorio che interessi la polpa del dente prende il nome di “pulpite”. Il sintomo tipico della pulpite è l’ipersensibilità al caldo e al freddo, a stimoli meccanici come lo spazzolare i denti, e ad alimenti zuccherati. In tutti questi casi il paziente con pulpite proverà dolore.
Generalmente la polpa dentale si infiamma in conseguenza di un processo carioso che ha eroso lo smalto dentale arrivando a intaccare i tessuti interni. Tuttavia, possono essere identificate anche altre cause di pulpite, oltre alla carie: traumi, bruxismo, parodontite, ripetuti interventi odontoiatrici invasivi, insulti termici durante procedure odontoiatriche, malocclusione e masticazione non corretta, scarsa igiene orale.
La terapia della pulpite è relativamente semplice, ma se il processo patologico non viene arginato in tempo il dente va incontro a una degenerazione che può portare alla necrosi, condizione che non provoca dolore e però distrugge i tessuti causando la perdita del dente.
La pulpite può essere classificata in due forme, una reversibile e una irreversibile. Nel primo caso il dolore è lieve o moderato e viene scatenato da stimoli termici, meccanici o chemiosmotici. In questi casi l’odontoiatria conservativa può intervenire con successo rimuovendo la causa della pulpite, ovvero sarà sufficiente curare la carie in atto.
Quando il paziente soffre di una pulpite irreversibile il dolore non passa in assenza dello stimolo termico o meccanico che lo ha provocato, ma rimane costante e può essere esacerbato dalla postura supina assunta per il riposo notturno. Per far fronte a questa evenienza, è necessario procedere con il trattamento endodontico, conosciuto come “cura canalare” o “devitalizzazione”.
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