Cure odontoiatriche in gravidanza: tutto quello che è necessario sapere

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Cure odontoiatriche in gravidanza: tutto quello che è necessario sapere

Quali sono le cure odontoiatriche a cui ci si può sottoporre in gravidanza? Conoscere la risposta a questa domanda è molto importante, soprattutto se si pensa che le donne in dolce attesa sono sottoposte ad alterazioni di carattere fisiologico e di natura ormonale che possono favorire un aumento delle patologie legate ai denti. Insomma, una donna incinta può andare dal dentista o no?

La risposta è ovviamente affermativa, anche nel caso in cui la gestante non abbia a che fare con problemi o disturbi in corso. Anzi, durante una gravidanza sarebbe opportuno che i controlli ai denti venissero intensificati, e che si eseguisse una seduta di igiene professionale una volta ogni tre mesi. Lo scopo è quello di contrastare e prevenire la comparsa di eventuali patologie. Un’infezione del cavo orale non trattata in maniera adeguata o con le tempistiche appropriate si può diffondere attraverso la circolazione del sangue con il rischio che venga coinvolta anche la membrana amniotica.

Non è un caso che vi sia, secondo diverse ricerche, una maggiore incidenza di nascite di bambini sottopeso e di parti prematuri tra le donne che sono colpite da una patologia parodontale. Tuttavia, è comunque opportuno rispettare specifiche precauzioni per l’esecuzione degli esami e per l’applicazione delle terapie: per esempio nei primi tre mesi della gravidanza è necessario evitare le radiografie. In generale, poi, nel primo trimestre dovrebbero essere evitate tutte le cure non immediatamente urgenti: come noto, questo è il periodo più delicato dal punto di vista della formazione del feto.

A volte, le cure odontoiatriche possono presupporre il ricorso ad antibiotici: in questo caso devono essere preferite le cefalosporine e le penicilline. Nell’ipotesi in cui la gestante sia allergica alle penicilline, invece, si può optare per i macrolidi. Il paracetamolo, poi, è il più appropriato tra gli analgesici; dovrebbe essere evitata, almeno negli ultimi tre mesi, l’assunzione di aspirina, che svolge un’azione anti-aggregante e dunque si potrebbe rivelare pericolosa in relazione a potenziali rischi di emorragie successive al parto.

Per quel che concerne le anestesie, non è vero – come in molti pensano – che esse sono in grado di danneggiare il feto: quelle che vengono effettuate per le cure odontoiatriche, infatti, sono anestesie locali, che l’organismo umano riesce a smaltire nel giro di breve tempo. Insomma, il nascituro non corre alcun pericolo.

L’inizio del secondo trimestre, e cioè il periodo che è compreso tra la 14esima e la 20esima settimana di gestazione, è quello più adatto per l’esecuzione di procedure terapeutiche in ambito odontoiatrico. L’utero in queste settimane si trova al di sotto dell’ombelico, e questo significa che i trattamenti possono essere effettuati senza problemi dal punto di vista del comfort. Nel caso di cure prestate dopo la 20esima settimana, invece, la paziente deve tenere un cuscino al di sotto del lato destro o mantenere una posizione semiseduta, in modo che l’utero si possa spostare a sinistra della vena cava e che non ci sia il rischio di nausea o ipotensione dovuta alla riduzione della quantità di ossigeno che viene inviato al cervello.

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