Quando è necessario rimuovere un impianto dentale?

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Quando è necessario rimuovere un impianto dentale?

Gli impianti dentali sono una soluzione per chi ha perso uno o più denti. Sostituiscono i denti naturali in maniera permanente e permettono di recuperare tutte le funzionalità. Capita però che le protesi provochino dolore e si verifichino delle complicazioni. In questi casi, è necessario rimuovere l’impianto dentale e sostituirlo, se non addirittura optare per altre soluzioni.

Cause di rigetto nell’implantologia dentale

In senso stretto, il rigetto nell’implantologia dentale è impossibile. Le viti in titanio per l’implantologia sono 100% biocompatibili, quindi non disturbano il sistema immunitario. A meno che gli impianti non siano realizzati in materiali di dubbia provenienza, il corpo non avrà problemi ad accettare il nuovo elemento. Piuttosto, si possono verificare altri problemi che minano alla stabilità degli impianti. Alcuni sono causati da un intervento fatto male, altri a una scarsa manutenzione da parte del paziente.

Perimplantite

La parodontite è causata da agenti patogeni che fanno infiammare il parodonto, provocando la perdita di tessuto. Benché sani, i denti rimangono privi di sostegno e cadono. In gran parte dei casi, i denti fissi in titanio sostituiscono quelli naturali persi in questa maniera. C’è solo un problema: gli impianti non curano la parodontite.

La malattia non si ferma una volta che i denti sono stati sostituiti, specie perché non colpisce direttamente i denti. Senza un’adeguata igiene orale, gli agenti patogeni proseguono con la loro avanzata e consumano anche i tessuti rimanenti. Ciò può portare alla caduta dei denti rimasti e degli impianti, che rischiano di rimanere senza sostegno. Il fenomeno si chiama perimplantite.

Questo tipo di rigetto nell’implantologia dentale è piuttosto comune. Non dipende dalla bontà dell’intervento, quanto dallo stile di vita del paziente. Chi ha denti fissi in titanio deve:

  • sottoporsi ogni tre mesi a sedute professionali di igiene dentale, per eliminare eventuali depositi batterici;
  • smettere di fumare;
  • ridurre il consumo di alcolici;
  • lavarsi i denti tre volte al giorno.

In alcuni casi di perimplantite è possibile rigenerare l’osso attorno all’impianto. Qualora la malattia avesse già attaccato l’osso, invece, l’unica cosa da fare è rimuovere l’impianto dentale. A questo punto il dentista valuterà se è possibile rigenerare l’osso e inserire viti in titanio nuove.

Impianto mal posizionato

È un caso piuttosto frequente tra chi si affida al turismo dentale. Un dentista con poca perizia può posizionare male l’impianto. A volte le viti vengono fissate troppo vicine al nervo, altre troppo all’esterno o all’interno. Capita addirittura che siano inserite inclinate, rendendo impossibile fissare i denti.

In questi casi, il paziente deve togliere l’impianto e – se possibile – riposizionarlo nella maniera corretta. Ecco perché è sempre meglio affidarsi fin da subito a dentisti affidabili, anche a costo di pagare un po’ di più.

Impianto dentale rotto

Le viti in titanio per l’implantologia sono resistenti e durevoli. Addirittura, negli ultimi anni sono comparse nuove leghe in titanio e zirconia. Gli impianti realizzati con questo materiale misurano solo 3 mm e resistono a tutte le sollecitazioni. Qualche volta capita comunque che un impianto si rompa, specie se proveniente da studi dentistici di dubbia affidabilità.

In caso di rottura dell’impianto, l’unica cosa da fare è rimuovere le viti rotte e fare un nuovo intervento per i denti fissi.

Mancata osteointegrazione

L’osteointegrazione è il processo mediante il quale il corpo assorbe le viti titanio per l’implantologia. L’organismo produce tessuto nuovo, che si lega alla struttura artificiale e fa in modo che rimanga salda al suo posto. Se questo non accade, l’impianto cade.

Quali sono le cause della mancata osteointegrazione?

  • Fluidi salivari sulla superficie dell’impianto.
  • Mancata irrigazione nella preparazione del sito implantare.
  • Osso surriscaldato.
  • Impianto sottoposto a un carico masticatorio precoce ed eccessivo.
  • Mancata assunzione dell’antibiotico da parte del paziente.
  • Fumo, alcol, scarsa igiene orale.

In questi casi la rimozione dell’impianto dentale è piuttosto semplice: basta svitarlo. La struttura non è in alcun modo recuperabile, quindi bisogna toglierla il prima possibile.

Impianto dentale e dolore

Impianto dentale e dolore: un’accoppiata sempre pericolosa? Nell’immediato post-operatorio un po’ di dolore è del tutto normale. Si parla comunque di un intervento di un certo peso e il corpo deve avere il tempo per riprendersi. Di solito il dolore dura tra i 3 e i 5 giorni. Se prosegue nelle settimane successive, potrebbe essere segno di qualcosa che non va.

Il gonfiore è un altro fenomeno legato al montaggio di un impianto dentale. Non capita sempre ma è comunque frequente e di solito raggiunge il culmine tra le 24 e le 72 ore dopo l’intervento. Le uniche cose da fare sono seguire la terapia antibiotica prescritta e applicare una borsa del ghiaccio sulla guancia. Se dopo una settimana il gonfiore persiste, allora è il caso di parlarne con il dentista.

Che dire invece del rapporto tra impianto dentale e dolore dopo un mese o più?

Affinché le viti in titanio per l’implantologia si integrino possono volerci anche 5 mesi. In questo lasso di tempo, è importante evitare di masticare sopra l’impianto. Una volta completata l’osteointegrazione, però, dovrebbe essere possibile masticare senza problemi. Se dopo un mese l’impianto continua a fare male e si muove, è probabile che l’operazione non sia riuscita.

Se la zona dell’impianto fa male nonostante sian passati anni, potrebbe esserci un’infezione in corso. In gran parte dei casi è sintomo della perimplantite, causata di solito da scarsa igiene orale e cattive abitudini.

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